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Santo del giorno
Monsignore Reverendissimo,
benvenuto a Santo Stefano Ticino!
Con gioia e con fede La accogliamo perché ci rappresenta il nostro Eccellentissimo Arcivescovo, Mons. Mario Delpini che l’ha incaricata di amministrare il Sacramento della S. Cresima a questi ragazzi e ragazze: sono l’ultima classe numerosa di questi anni, sono un bel gruppo vivace e promettente.
Veni, Sancte Spiritus! Veni per Mariam! Così abbiamo pregato e preghiamo: che la Madonna Santissima renda docili questi cresimandi e tutti noi all’azione dello Spirito Paraclito. Amen!
Don Cristian
19° Parroco di Santo Stefano Ticino
ATTENZIONE
ATTENZIONE DOMENICA PROSSIMA (22 maggio):
ORARIO STRAORDINARIO DELLE SS. MESSE
Ore 08.00 - 9.30 (I turno Cresima: ingresso libero)
11.30 (I turno Cresima: ingresso libero) - 18.00
orari "normali" delle Sante Messe Domenicali e FestiveSabato e Vigilie: ore 18.00
Domenica e Feste di Precetto: ore 08.30, 11.00 e 18.00
Programma Mese di Maggio, dedicato alla Madonna [programma]
ISCRIZIONE ORATORIO FERIALE 2022
KALENDARIUM
Domenica 29 Maggio, alla S. Messa delle ore 11.00: Professione di Fede
Martedì 31 Maggio, alle 20.30: solenne Processione conclusiva del Mese di Maggio
Mercoledì 1 Giugno, in Sala Pio XII alle ore 20.45: Consiglio Affari Economici
Si possono donare i propri punti (in multilpli di 100) che così si trasformano in “buoni spesa” per le famiglie in difficoltà.
Il Guardaroba della Caritas Parrocchiale raccoglie lana anche usata, anche piccoli gomitoli: presso l’Altare di S. Rita, trovate un apposito cestello, d’appresso a quello per gli alimenti.
Ecco quanto raccolto sabato 14 e domenica 15 maggio 2022: biscotti 1, carne in scatola 1, latte 1, pasta 2, scatolame 4, tonno 4, zucchero 1
Centro di ascolto e il Guardaroba invece sono chiusi fino a nuovo avviso. Contattare il Parroco per eventuali urgenze.
24 Maggio: San Gregorio VII Papa
Soana, Grosseto, ca. 1020
Salerno, 25 maggio 1085
(Papa dal 30/06/1073 al 25/05/1085)
La riforma detta “gregoriana” non è solo opera di Ildebrando di Soana, poi papa Gregorio VII. Ma lui la soffre più di tutti, dopo aver aiutato pontefici riformatori per trent’anni. Di origine toscana, forse monaco, studia al Laterano, diventa cardinale con Alessandro II e nel 1073 gli succede. Riformare significa espellere tutti quelli – vescovi, abati, preti – che hanno mercificato la fede comprando cariche e facendo negozio dei sacramenti. Contro di essi si sono sviluppati dal basso movimenti di riforma (non sempre esenti da violenza). Con Gregorio, è il vertice che compie il massimo sforzo per cacciare gli indegni. E si scontra con i loro famelici parentadi, con gli interessi coalizzati, e con molte casate aristocratiche, da tempo abituate a scegliersi vescovi e preti. Papa Niccolò II (1059-61) ha già tolto ai sovrani e alla nobiltà romana l’ingerenza nelle elezioni papali. Ora Gregorio vieta su tutta la linea al potere laico di conferire i poteri spirituali (Sinodo del 1075). E poco dopo, con un documento detto Dictatus papæ, codifica la sua visione di una Chiesa fortemente accentrata sul pontefice, come capo assoluto e diretto di ciascun vescovo, e col potere anche di destituire l’imperatore, esonerando i sudditi dall’obbedienza. L’imperatore è il tedesco Enrico IV, 25 anni, re in Germania e in Italia, che si scontra col papa facendo eleggere a Milano un vescovo di sua fiducia. Alta protesta di Gregorio; ma Enrico replica, sostenuto da 30 vescovi tedeschi riuniti a Worms, dichiarando deposto il papa ("il falso monaco Ildebrando", dice il documento). Gregorio VII scomunica Enrico, che ora rischia il trono; vescovi e principi tedeschi gli impongono infatti di riconciliarsi col papa, in un incontro a Worms previsto nel febbraio 1077. Ma Enrico già in gennaio è a Canossa davanti al papa, in saio da penitente. E ottiene il perdono di Gregorio VII promettendogli di "sottostare al suo parere". Salva così il regno senza prendere impegni precisi. Poi continua come prima a nominare vescovi e abati. Nuovamente scomunicato, nel 1080 fa eleggere a Bressanone un antipapa (Clemente III). E fa occupare dalle sue truppe Roma. Chiuso in Castel Sant’Angelo, il papa è poi liberato dal normanno Roberto il Guiscardo che viene dal Sud. Ma viene con mercenari predatori e assassini, che si fanno odiare dai romani per le loro atrocità. E l’odio ricade anche su Gregorio VII, che gli stessi romani nel 1073 avevano acclamato papa, prima ancora dell’elezione. Finisce i suoi giorni a Salerno, in una desolazione ben espressa dalle famose parole che gli sono attribuite: "Ho amato la giustizia e detesto l’iniquità: perciò muoio in esilio". Dice di lui lo storico Muratori: "Pontefice onorato da Dio in vita e dopo morto da vari miracoli, e perciò registrato nel catalogo de’ santi". Papa Paolo V ne autorizzerà il culto nel 1606.
Martirologio Romano: San Gregorio VII, papa, che, portando il nome di Ildebrando, condusse dapprima la vita monastica e con la sua attività diplomatica aiutò molto i pontefici del suo tempo nella riforma della Chiesa; salito alla cattedra di Pietro, rivendicò con grande autorità e forza d’animo la libertà della Chiesa dal potere secolare e difese strenuamente la santità del sacerdozio; per tutto questo, costretto ad abbandonare Roma, morì in esilio a Salerno.
Dall’Omelia del S. Padre Francesco di domenica scorsa 15 Maggio
Dare la vita è questo. La santità non è fatta di pochi gesti eroici, ma di tanto amore quotidiano. Sei una consacrata o un consacrato? – ce ne sono tanti, oggi, qui – Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato o sposata? Sii santo e santa amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore, una donna lavoratrice? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli, e lottando per la giustizia dei tuoi compagni, perché non rimangano senza lavoro, perché abbiano sempre lo stipendio giusto. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Dimmi, hai autorità? – e qui c’è tanta gente che ha autorità – Vi domando: hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali» (Cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 14). Questa è la strada della santità, così semplice! Sempre guardare Gesù negli altri. Servire il Vangelo e i fratelli, offrire la propria vita senza tornaconto – questo è un segreto: offrire senza tornaconto –, senza ricercare alcuna gloria mondana: a questo siamo chiamati anche noi. I nostri compagni di viaggio, oggi canonizzati, hanno vissuto così la santità: abbracciando con entusiasmo la loro vocazione – di sacerdote, alcuni, di consacrata, altre, di laico – si sono spesi per il Vangelo, hanno scoperto una gioia che non ha paragoni e sono diventati riflessi luminosi del Signore nella storia. Questo è un santo o una santa: un riflesso luminoso del Signore nella storia. Proviamoci anche noi: non è chiusa la strada della santità, è universale, è una chiamata per tutti noi, incomincia con il Battesimo, non è chiusa. Proviamoci anche noi, perché ognuno di noi è chiamato alla santità, a una santità unica e irripetibile. La santità è sempre originale, come diceva il beato Carlo Acutis: non c’è santità di fotocopia, la santità è originale, è la mia, la tua, di ognuno di noi. È unica e irripetibile. Sì, il Signore ha un progetto di amore per ciascuno, ha un sogno per la tua vita, per la mia vita, per la vita di ognuno di noi. Cosa volete che vi dica? Portatelo avanti con gioia. Grazie
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